Monty Roberts è l’autore del celebre bestseller intitolato “L’uomo che ascolta i cavalli”. Nel libro, che pubblicò nel 1996, Monty Roberts spiega come aveva imparato il linguaggio non verbale dei cavalli osservando il loro comportamento in natura.
Si può dire che Monty Roberts sia nato in sella: già all’età di tre anni, infatti, era in grado, con estrema naturalezza, di andare al passo, al trotto e al galoppo. Era così bravo che tutti lo consideravano già allora un bambino prodigio in questo campo.
Ancora non adolescente partecipò alla cattura di 150 mustang nel deserto del Nevada per portarli a un rodeo. Durante questa esperienza, però, si rese conto che gli animali feriti o indomabili finivano tristemente la loro esistenza come cibo per cani.
L`anno seguente Monty Roberts decise di partire prima e da solo per aver modo di osservare i cavalli indisturbato. In quei giorni egli comprese il modo nel quale i cavalli comunicano tra loro usando un linguaggio non verbale.
Monty Roberts chiamò questo linguaggio non verbale Equus (cavallo in latino) e lo utilizzò per domare i cavalli. Grazie a quanto aveva appreso durante le sue osservazioni, riuscì a fare in modo che nessun cavallo si ferisse durante l’addestramento. In questo modo salvò la vita a moltissimi animali.
Nel 1989 ebbe l’onore di essere ricevuto dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra al castello di Windsor. La regina lo chiamò a palazzo per dare dimostrazione delle sue tecniche di doma gentile e addestrare il personale delle scuderie reali.
La sovrana, nota amante dei cavalli, apprezzò così tanto i metodi di Monty che decise di favorire la diffusione di questa nuova tecnica gentile in tutto il suo regno organizzando una serie di incontri dimostrativi.
Tredici anni dopo Monty Roberts ebbe l’onore di varcare nuovamente la soglia del castello di Windsor in occasione del giubileo d’oro di Elisabetta II.
La doma gentile, per gli anglofoni natural horsemanship, prevede che il cavallo compia spontaneamente ciò che gli viene chiesto. Tra uomo e animale, quindi, si instaura una collaborazione attiva.
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Il cavallo, essendo un erbivoro, ragiona come una preda e non come un predatore. L’uomo dovrà adattarsi alla percezione dell’ambiente del cavallo e guadagnare la fiducia dell’animale per instaurare un rapporto di fiducia, rispetto e collaborazione.
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