Peregrinando tra antichi libri ci si imbatte in bellissimi scritti che raccontano dei “Viaggi in
Italia” effettuati nei secoli scorsi dai giovani appartenenti alla buona società europea alla ricerca di
una crescita culturale basata su un’esperienza unica e ineguagliabile.
Nello scorrere della lettura si percepisce l’immenso valore del lento viaggiare alla scoperta di
arte, cultura, paesaggi, cucina e tutto quello che anche il più distratto dei viaggiatori deve avere il
tempo di vedere perché il suo sguardo e la sua mente abbiano la possibilità di assimilarli.
Lo spirito del lento viaggiare – o come si direbbe oggi, del turismo slow – deve rimettere in moto
questo meccanismo con cui le vecchie carrozze trainate dai cavalli riportano la nostra vita a quei
ritmi che hanno accompagnato l’uomo nei millenni per riappropriarci di ciò che la frenesia della
vita moderna ci impedisce di cogliere e di gustare.
Partire in carrozza ci permette di vivere il contatto con questo essere vivente, il cavallo, che ha
condiviso la sua vita con l’uomo dalla notte dei tempi, avanzando con lui ad un’andatura che ci
possa far assaporare i ritmi della natura in tutta la sua bellezza, cullati dal battere cadenzato degli
zoccoli sul terreno, e scoprire tutto quello che percorrendo le strade moderne non potremmo notare,
vivendo emozioni e sentimenti assopiti e guardando il mondo con occhi diversi.
Viaggiando in carrozza si privilegiano tutte quelle strade che definiamo secondarie, lontane dai
flussi turistici di massa, dove ad ogni angolo si ritrova la vita dell’uomo con tutta la sua creatività e
bellezza.
Percorrendo strade sterrate si tocca con mano il lavoro dell’uomo dedito alla cura della natura, si
trovano i resti delle civiltà che ci hanno preceduto e che mai nessuno segnalerà nei libri, come ad
esempio, percorrendo la strada da Vietri di Potenza (Pz) verso Napoli, si possono notare ancora i
cippi stradali che indicano la distanza in miglia dalla capitale partenopea, divenuti monumenti della
storia italiana preunitaria.
L’importanza del connubio tra uomo e carrozza in Sicilia è testimoniata da piccole realtà museali
come quella di Raffaele La Scala la cui collezione di carretti siciliani ad Agrigento ha suscitato
l’interesse di molti tra cui quella di Andrea Camilleri
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